Cina: introdotti oltre 3600 talenti stranieri di alto livello
29 agosto 2011 § 1 Commento
Ci tengo ad evidenziare questo articolo, trovato su CRI online, dove possiamo comprendere cosa la Cina, stia facendo.
Le mie domande sono ovviamente provocatorie…
Ma non siamo noi quelli conosciuti per innovazione e tecnologia?
Come mai tutti stanno scappando?
Dove siamo noi oggi?
Dove stiamo andando?
Se ci portano via anche la creatvita’, o meglio le menti creative, cosa ne sara’ del futuro dell’Italia?
Con questo possibile scenario, l’applicazione della lean organization, sara’ sufficiente per essere competitivi?
Vi prego di leggere e attendo vs commenti
Dalla 9ªconferenza cinese sul lavoro degli affari esteri della scienza e tecnologia, tenutasi il 28 agosto a Beijing, è emerso che negli scorsi 5 anni, la Cina ha introdotto oltre 3600 talenti stranieri di alto livello. Questi talenti sono tutti scienziati che si sono impadroniti di tecnologie chiave e hanno sviluppato nuovi settori strategici, e pionieri dell’innovazione e dell’imprenditoria.
Finora la Cina ha costituito 33 centri di ricerca congiunta internazionale di livello statale, 207 basi di cooperazione tecnologica internazionale e 5 parchi dell’innovazione internazionale, e ha ormai formato delle zone pilota di elevamento della capacità di innovazione autonoma con le risorse tecnologiche mondiali, e zone sperimentali di innovazione delle strutture di gestione.
Inoltre la Cina rafforza la cooperazione tecnico-scientifica con i paesi in via di sviluppo, e aiutandoli a sviluppare la scienza e tecnologia, promuove il trasferimento internazionale e l’applicazione della sua tecnologia avanzata e applicata, soddisfacendo le necessità dei paesi in via di sviluppo di elevare la loro capacità tecnico-scientifica.
Articolo illuminante e considerazioni (o dovrei scrivere preoccupazioni?) piu’ che fondate.
Credo che urga per il nostro Paese un salto culturale: investiamo troppo poco in formazione, sviluppo e crescita, restando ancorati ad un passato che ci ha visto protagonisti ma che pur sempre passato e’, e non futuro.
Quanti di noi si preoccupano di migliorare? Quanti scelgono i percorsi di carriera in base alle opportunita’ di guadagno e non all’interesse personale? Quanti si preoccupano di dare il massimo in quello che fanno e quanti invece fanno il minimo indispensabile e fuggono le responsabilita’?
Credo che abbiamo molto lavoro da fare, partendo (come sempre) dal profondo di noi stessi.