Why to apply one piece flow?
26 marzo 2013 § Lascia un commento
Are you supposed to save time applying one piece flow?
check this out
enjoy the view
Toyota production system
21 marzo 2013 § Lascia un commento
let’s take a glance about the main TPS’s principles in a couple of minutes.
Toyota system is a mindset.
stay tuned
What is lean six sigma?
18 marzo 2013 § Lascia un commento
How are we supposed to do to make sure to provide the highest value to customers?
We have to manage with Lean concepts and six sigma and be able to merge them in the best possible way.
check out this video
Six Extras that Build Power and Leadership
15 marzo 2013 § Lascia un commento
1. Colleagueship. Essere un buon collega significa aiutare l’intero gruppo ad ottenere risultati anche quando non si è incaricati – per esempio, attraverso la copertura di un collega assente, presentandosi ad un particolare evento anche se non richiesto, o prendere parte e proporre idee e informazioni per il progetto di qualcun altro. Questo fattore, seppur intangibile, è scritto nel protocollo per la promozione all’interno del mio istituto, la Harvard Business School. La colleagueship è considerata un segno di quando una persona può assumere una responsabilità di leadership in un’organizzazione grande e decentralizzata.
2. Apertura porte. Potere ai connettori! Quelli che mantengono sempre attivo lo schedario. La loro conoscenza degli altri gli permette di trasferire il proprio interesse, aprendo le porte e presentando personalità importanti. Nella nuova società fondata sull’utilizzo della rete, i connettori sono i “go-to people”, coloro che non posso mancare alle riunioni. Quanto più entrano nel sistema, quanto più i rapporti aumenteranno.
3. Risorse aggiuntive. Essere il “benefattore” è una figura rilevante, soprattutto se il regalo è inaspettato. Distribuire piccole quantità di denaro o di opportunità all’organizzazione può portare un’ondata di ottimismo. Di certo non intendo doni ai fini di corruzione o azioni che puntino ad oltrepassare i confini etici. Chi abbia il controllo su risorse in eccesso può essere legittimato a metterle a disposizione della società.
4. Inquadrare i problemi. Essere i primi ad individuare un problema mostra attitudine alla leadership.Un grande “extra” in ogni impresa è quello di localizzare nuove opportunità o problemi irrisolti, per poi proporli e discuterli. L’auto-organizzazione è una modalità di lavoro sempre più diffusa. Le persone che pianificano le proprie attività su un’agenda si candidano anche a leader potenziali. Non è necessario chiedere il permesso a nessuno per comportarsi da leader, basta auto-organizzarsi.
5. Forte impegno. Alcune persone cercano di equiparare l’impegno con l’ammontare delle ore lavorate. Ma l’impegno si misura sulla qualità, non sulla quantità. Questo extra è indice dell’entusiasmo o della passione che potenziali leader trasmettono nel conseguire un obiettivo e la minuziosa attenzione che mostrano in ogni singolo lavoro.
6. Diplomazia esterna. Interessi esterni o non-profit possono aiutare un leader a crescere, e ancor di più se la propria organizzazione ha un interesse nell’oggetto. Partecipare ad associazioni professionali o a industry networks per scambiare informazioni internamente ed esternamente può contribuire a formare un’autorità interna. Essere un buon ambasciatore all’esterno riecheggia anche all’interno.
Questi “extra” servono a capire una persona e ad individuare se essa possa essere incaricata di alte responsabilità. Questo perchè seguire i 6 punti sopracitati è una dimostrazione di volersi prendere cura degli altri e dell’organizzazione.
Non tutti questi punti sono indice solamente di attitudine alla leadership, in particolare colleagueship e l’impegno. Essi contribuiscono anche a migliorare il clima e la collaborazione nella società.
Be smart
Il racconto come strumento di persuasione
12 marzo 2013 § Lascia un commento
Se avete bisogno di sostenere una tesi riguardo un tema a cui tenete molto, non usate la retorica. Raccontate una storia.
Per citare un esempio recente, basti ricordare a come il rappresentante Keith Ellison ha parlato alla stampa prima dell’ udienza sostenuta da Peter King per analizzare la radicalizzazione dei musulmani americani negli Stati Uniti. Ellison , nel contesto del problema di pari trattamento religioso, ha utilizzato la storia di Mohammed Salman Hamdani, un paramedico morto l’11 settembre 2001 mentre cercava di salvare delle persone intrappolate nelle Torri Gemelle. Ellison ha raccontato come alcuni hanno cercato di arginare l’attenzione dal sacrificio di Hamdani focalizzandosi sul “probema” della sua fede islamica. La storia e l’attitudine di Ellison nel trasmettere emozioni, ha contribuito a rendere il suo messaggio ancor più significativo.
Una narrazione convincente può aiutare un leader nella persuasione. L’utilizzo della retorica risulta molto più empatico che persuasivo, e il risultato è che le cose entrano da un orecchio ed escono dall’altro molto spesso. Un’ accurata miscela di retorica e di fatti può avere dei risultati di gran lunga più sorprendenti.
Inserire in una storia il proprio punto di vista è un’abilità innata. Tuttavia, ecco alcuni suggerimenti.
Prima di tutto bisogna essere consci del messaggio che si vuole diffondere. Quando si tratta di ascoltare noi ci opponiamo quando ci viene detto cosa pensare, ma siamo aperti al perchè dovremmo pensarlo. Predicatori come Savvy utilizzano questa tecnica la domenica. Le storie vanno ben oltre la trasmissione di un punto di vista, contengono un messaggio. Bisogna sempre ricordarsi cosa si vuole trasmettere e di conseguenza cosa si vuole ottenere. Questo è il messaggio fondamentale.
Bisogna sempre trovare l’esempio appropriato. Se si vuole convincere le persone ad adottare gli standard di sicurezza, è necessario raccontare la storia di quello che è successo quando qualcuno non ha seguito il protocollo. Se si vuole dimostrare i vantaggi di un nuovo processo, ne è necessaria una per spiegare come un individuo ne trarrebbe beneficio da esso.
Intreccia il tuo racconto. Utilizzare fatti realmente accaduti risulta più efficace. Per esempio, è conveniente citare imprese di certi operai che hanno salvato la squadra o di come un team abbia adottato un processo che abbia condotto a risultati strabilianti. La situazione deve essere descritta peculiarmente e tramite una struttura narrativa solida.
Trasmettere passione. Non è necessario esagerare, anzi, può essere controproducente. Bisogna solo diffondere le proprie convinzioni. Farlo attraverso la scelta delle parole e la “pittura” di immagini. Alzare la voce su un punto chiave, fare una pausa per enfatizzare un concetto possono essere strategie utili a tal fine.
Anche uno strumento potente come la narrazione può risultare dannoso in certe occasioni. A volte è necessario arrivare dritti al punto. Specialmente nel “business world”, il modo migliore di affrontare una situazione è spesso arrivare al nocciolo del problema nel modo più rapido e conciso possibile. In questo caso, fatti e cifre sono già di per se una storia.
La narrazione deve essere conservata solo per gli eventi formali, non devono essere sprecate poichè altrimenti si rischia di risultare ripetitivi e perdere autorità.
I racconti sono uno strumento fondamentale se messi a disposizione di un leader carismatico che sa come usarli.
Prima chi, poi cosa, lezione from “Good to Great”
8 marzo 2013 § Lascia un commento
Chi collabora con noi questa cosa la conosce bene, prima dobbiamo capire chi può fare bene una attività.
Il video proviene da Jim Collins, autore di “from good to Great”, che tra le altre cose consiglio.
Anche noi ad ogni fine giornata prepariamo il “giornale Kaizen”, o “giornale del miglioramento” dove sono indicate le attività, chi le deve svolgere, entro quando, consegnando così le responsabilità dell’azione alla persona più indicata.
Buona visione
La Vita non è una lunga Crociera
7 marzo 2013 § Lascia un commento
Mi piace conoscere le persone che prevedono di andare in pensione presto. “Che cosa hai intenzione di fare?” Chiedo sempre.
Inevitabilmente, ottengo una risposta sulla falsariga di “mia moglie ed io stiamo progettando di fare una crociera”.
Hmmm. Con un’aspettativa di vita sana di circa 20-30 anni, sarebbe una crociera molto lunga.
Raramente ho incontrato qualcuno che mi desse una risposta con obiettivi che potrebbe impiegare il nostro tempo residuo. Ma questo è il tipo di risposta che ognuno di noi si dovrebbe porre, ben prima dell’avvicinarsi alla pensione.
Dovremmo pensare a quali nuove competenze ci piacerebbe imparare, quale educazione perseguire. Dobbiamo individuare i modi per rimanere socialmente e fisicamente attivi, sia attraverso il volontariato, sia tramite aiuto della comunità o semplicemente con un coinvolgimento maggiore di amici e familiari. Forse però il lato più importante è capire come rimanere economicamente produttivi. Sia tramite lavori part-time sia lanciandosi in un’avventura totalmente nuova.
Le motivazioni finanziarie rimangono la principale ragione. La realtà è che la maggior parte di noi avrà bisogno di più soldi di quanti ne avrà risparmiati all’età di 62 o 65 anni per poter vivere serenamente per altri 30. Un guadagno costante anche modesto può drasticamente cambiare il calcolo del VAN.
La “Boomers” sarà la prima generazione ad avere quello che si potrebbe definire a new life-stage: 20 o 30 anni relativamente in buona salute, educazione dei figli e vita adulta. Non certamente qualcosa di cui tutti possono godere. Un dono prezioso.
E’ ironico come questa generazione, una volta chiamata la “Me Generation” sarà la prima a sperimentare la “Me Life-stage”. Una visione in cui si è più concentrati su cosa ci piacerebbe ottenere, rispetto ai sacrifici per l’educazione dei figli. Una in cui ci sarà più tempo da dedicare al nostro interesse personale.
Gli studi mostrano come oltre tre quarti di noi non abbiano apprezzato la propria carriera, ovvero le esperienze durante i nostri primi 30 anni di lavoro. Questa è l’occasione per rifarlo bene, per trovare una carriera che amiamo, che ci gratifichi intellettualmente ed emotivamente, oltre che da un punto di vista finanziario (che potrà risultare più modesto del precedente).
Mandare in pensione l’idea di pensionarsi sarebbe un beneficio anche per l’intera comunità in cui viviamo. La maggior parte delle oscure previsioni finanziarie sono basate sul fatto che ogni persona passerà i suoi ultimi 30 anni di vita trascorrendo una lunga crociera, consumando risorse ma senza contribuire a crearle.
Non abbiamo idea di quale sarà l’impatto di questa ondata di popolazione matura, più sana e con minori distrazioni della precedente. E ‘possibile che assisteremo a un rinvigorimento dello spirito imprenditoriale, dell’innovazione e della cultura.
Ma tutto questo richiede una pianificazione, forse più precisa che mai, immaginando la propria futura carriera.
Non ho niente contro una “rapida crociera”, ma non dirigiamoci verso il cosiddetto “pensionamento” seguito da 3 decenni senza risposta alla domanda: “quali sono i tuoi progetti per i prossimi anni?”