Kaizen – definizione
7 settembre 2011 § Lascia un commento
Kaizen è un termine giapponese che deriva dal Toyota Production System, che si riferisce alla pratica del miglioramento continuo. L’idea del kaizen è stata adottata nel mondo degli affari giapponese, dopo la seconda guerra mondiale ed è stato influenzato in parte da imprese dall’America e da docenti provenienti da paesi stranieri che insegnavano la gestione della qualità. Si è ora diffusa in tutto il mondo ed è praticato in molti settori diversi.
Kaizen è un processo che cerca di umanizzare l’ambiente di lavoro e di eliminare qualsiasi lavoro che è considerato troppo rigido o che possa creare spreco e quindi dispersione di energia e valore. Essa mira inoltre a insegnare i lavoratori come dovrebbero effettuare esperimenti sul lavoro che stanno facendo in modo che possano identificare ed eliminare i gli sprechi che si verificano. L’idea principale è quella di coltivare le risorse umane in una società in modo che la produttività è aumentata e gli sprechi sono ridotti al minimo.
Fattore fondamentale è che la partecipazione attiva al processo kaizen delle attività deve essere lodata e incoraggiata. Il processo Kaizen è ciclico , si comincia misurando le operazioni, identificando gli sprechi, rimuovendoli e facendo esperimenti al fine di ottenere un aumento della produttività, in conclusione standardizzando il sistema fino al prossimo step di migliroramento. Questo processo deve essere sviluppato all’infinito in modo che il processo di operazioni possono continuare a migliorare.
Gli elementi principali che sono necessari per il kaizen di sono: impegno, disponibilità al cambiamento, la qualità, il coinvolgimento di ogni dipendente e la comunicazione. La procedura descritta sopra può essere applicata alle posizioni in tutta dal CEO fino all’ultima persona dell’azienda, tutti possono essere in grado di beneficiare di questo approccio.
La vostra azienda vuole crescere?
1 settembre 2011 § Lascia un commento
La crescita è una risposta pressoché obbligata al cambiamento, alla competizione, al miglioramento.
Infatti man mano che la nostra organizzazione cambia (sempre in un ambito Lean), i nostri risultati migliorano e cominciamo a essere più attraenti rispetto alla concorrenza nel nostro settore di mercato.
Inoltre, sviluppando un percorso di miglioramenti si inizia a liberare risorse: o le eliminiamo (e sarebbe come azzopparsi, e come indicate in altricial post, non ci pone in una posizione favors ole rispetto al Mondo) oppure le utilizziamo per aprire ulteriori settori/aree omigliorare altre attività.
Se invece l’azienda no decide di cambiare il mercato ci abbandona, anche se abbiamo la FORTUNA Di essere in un settore di nicchia, ci troviamo comunque di fronte ad un cambiamento di richieste e abitudini, con spesso un rapido ed importante cambiamento della tecnologia di base.
Con rammarico dobbiamo affermare chele imprese che non cambiano, e non migliorano, sono destinate a ridursi, fino a scomparire.
Quindi la crescita è una necessità? Almeno nel settore industriale la risposta è si. Forse nei servizi il ciclo di cui sopra non è così automatico, ma se vi è un minimo di concorrenza la risposta è comunque si.
Ricordiamoci comunque che anche nei settori più protetti prima o poi arriva un concorrente meglio attrezzato, se non fosse solo perché ha studiato i nostri punti deboli,reagire e’ fondamentale per non dover cedere parte del nostro business.
Quindi ci troviamo di fronte ad una crescita come necessità generata dal cambiamento; Ma la crescita non è solo dimensionale deve anche essere qualitativa e relazionale, la crescita è possibile solo con un riassetto organizzativo, strumenti di management e di gestione rigorosi, eed una partecipazione non gerarchica.
Il coinvolgimento delle risorse umane deve essere totale: la strategia deve essere chiara e ben comunicata, i risultati evidenti sotto gli occhi di tutti.
E la politica di vendita? Internazionalizzazione, qualità e riduzione dei costi non bastano più. Oggi è sempre più importante capire le vere esigenze dei clienti, ci troviamo di fronte spesso a verificare che è il cliente che detta le linee guida prodotto e il servizio che ne deriva, noi fungiamo da mezzo di realizzazione.
L’importante è ascoltarlo senza pregiudizi, non cercando conferme di quello che sappiamo già,
essere creativi. Non so se qualcuno di voi è andato mai a spulciare il bilancio della RyanAir: in proporzione guadagna molto di più dagli aeroporti che dalla vendita dei biglietti.
Sergio Fandella
Cina: introdotti oltre 3600 talenti stranieri di alto livello
29 agosto 2011 § 1 Commento
Ci tengo ad evidenziare questo articolo, trovato su CRI online, dove possiamo comprendere cosa la Cina, stia facendo.
Le mie domande sono ovviamente provocatorie…
Ma non siamo noi quelli conosciuti per innovazione e tecnologia?
Come mai tutti stanno scappando?
Dove siamo noi oggi?
Dove stiamo andando?
Se ci portano via anche la creatvita’, o meglio le menti creative, cosa ne sara’ del futuro dell’Italia?
Con questo possibile scenario, l’applicazione della lean organization, sara’ sufficiente per essere competitivi?
Vi prego di leggere e attendo vs commenti
Dalla 9ªconferenza cinese sul lavoro degli affari esteri della scienza e tecnologia, tenutasi il 28 agosto a Beijing, è emerso che negli scorsi 5 anni, la Cina ha introdotto oltre 3600 talenti stranieri di alto livello. Questi talenti sono tutti scienziati che si sono impadroniti di tecnologie chiave e hanno sviluppato nuovi settori strategici, e pionieri dell’innovazione e dell’imprenditoria.
Finora la Cina ha costituito 33 centri di ricerca congiunta internazionale di livello statale, 207 basi di cooperazione tecnologica internazionale e 5 parchi dell’innovazione internazionale, e ha ormai formato delle zone pilota di elevamento della capacità di innovazione autonoma con le risorse tecnologiche mondiali, e zone sperimentali di innovazione delle strutture di gestione.
Inoltre la Cina rafforza la cooperazione tecnico-scientifica con i paesi in via di sviluppo, e aiutandoli a sviluppare la scienza e tecnologia, promuove il trasferimento internazionale e l’applicazione della sua tecnologia avanzata e applicata, soddisfacendo le necessità dei paesi in via di sviluppo di elevare la loro capacità tecnico-scientifica.
Zona di controllo nella Toyota
8 agosto 2011 § Lascia un commento
Vi invito a leggere un articolo interessante di Encob Blog
Zona di controllo nella Toyota — Encob Blog.
Vi ricordate qualche giorno fa che ho parlato dei confini del sistema?
In quel articolo ho definito tre zone che definiscono un sistema: la zona di controllo, la sfera di influenza e l’ambiente esterno.
Ecco, l’altro giorno mi è capitato un bel articolo di Jon Miller su Gemba Panta Rei che parla della zona di controllo presso la Toyota (traduzione automatica).
In pratica cosa dice l’articolo? Parla del restringimento della zona di controllo per gli ingegneri nella progettazione con inserimento di una nuova posizione di responsabilità, in modo tale che ogni responsabile non debba controllare direttamente più di 5 altri ingegneri sottostanti.
Perché il numero 5? E’ noto dagli studi delle dinamiche comportamentali che una persona non può controllare più di 5 +/- 2 persone in maniera efficiente, senza perdere il focus sugli obiettivi ed essere distratto. E in Toyota tutte le squadre sono costituite con questa regola. Tranne in engineering, dove questa regola adesso viene ripristinata (c’era già ma le gestioni precedenti l’avevano eliminata – si torna alle origini, come disse Akio…).
5 persone vuol dire avere diretto controllo delle persone e potere aiutare tutti quanti e farli crescere in maniera equilibrata. La parola d’ordine è insegnamento e sviluppo delle persone. Quando si sta in piccoli gruppi si riesce a imparare meglio dai propri errori, a imparare meglio da quelli degli altri, a crescere di più tutti quanti insieme.
La Toyota già ha una base di dati enorme ed organizzata in maniera spettacolare, con 50 o più anni di raccolta dati, sperimenti, ipotesi ed errori commessi con le relative spiegazioni. Adesso restringendo la zona di controllo si vuole dare un ulteriore mazzata agli errori che hanno portato al recente richiamo dei loro veicoli ed eliminare tutte le possibilità affinché questo accada in futuro.
Ridurre la zona di controllo è una pratica che raramente viene incontrata nelle aziende tradizionali. Si fa solitamente esattamente l’opposto: si aumenta la zona di controllo, in modo che una persona controlli direttamente un numero sempre maggiore delle persone. Si pensa che così vengono ridotte le spese e i costi di gestione. Ma ciò che accade è l’esattamente opposto: le spese e gli errori aumentano, perché una persona da sola non è in grado di tenere sotto controllo un gran numero dei sottoposti. Perde il controllo dopo poco e tra le persone nasce l’anarchia, ognuno tenta di fare il proprio meglio senza cercare di consultare il capo che è molto impegnato con altri problemi delle altre persone, molto più importanti del vostro.
Vi suona familiare questa ultima frase?
La lean organization, buon senso, comunicazione e “gioco di squadra”
4 agosto 2011 § Lascia un commento
Prima di andare in Vacanza, vorrei lasciare con un breve inciso sulla Lean di cui tutti parlano e discutono…di seguito poche parole per descriverla..
Solo perché la lean production è nata quasi 100 anni fa (si dice addirittura ai tempi dell’antica Venezia) non significa che sia meno rilevante nel mondo del business moderno. Questa strategia è ancora ampiamente studiata e ampiamente ricercata da aziende e industrie di tutto il mondo.
L’obiettivo è di procedere diritti verso l’obiettivo: ridurre la quantità di spreco per aumentare la produzione e il profitto. Tuttavia, questa strategia deve essere guidata dal personale dell’azienda. Perché questo accada, le persone devono possedere l’orgoglio nel loro lavoro e devono essere incoraggiati a parlare dei problemi che stanno incontrando; La comunicazione è fondamentale per l’ambiente di lavoro, permette di affrontare questioni dal basso verso l’alto in tempi ridotti.
Ogni singola attività può beneficiare di questo approccio, perché lo scopo è quello di eliminare completamente lo spreco. Spreco non significa spazzatura, ma bensi eliminare gli sprechi presenti nel processo produttivo o meglio organizzare gli spazi di lavoro al fine di raggiungere un elevata efficienza produttiva, rispettando i criteri di qualità. Per un’azienda, lo spreco può costare un sacco di soldi e può causare i tempi di fermo. Con un flusso di produzione migliore, un maggiore livello di output si raggiungeranno profitti importanti.
In teoria, l’idea di inclinazione è relativamente facile da afferrare. Ma i passi che devono essere prese per la sua attuazione richiede una grande quantità di coerenza, altrimenti non funzionerà. È molto importante che i dipendenti si sentono responsabilizzati e orgoglioso del lavoro che svolgono. I dipendenti con un alto livello di soddisfazione nel lavoro offrirà più uscita.
La chiave è quella di garantire che l’attività non torni ai suoi vecchi metodi di produzione e ciò può essere ottenuto attraverso revisioni periodiche del flusso di produzione. Eventuali problemi devono essere affrontati immediatamente e immediatamente devono essere risolti. Questo ci permetterà di arrivare ai più alti livelli di produzione, con meno spreco e maggiore reddito.
Il percorso non è e non sarà facile, non avrà mai un termine, una volta arrivati alla meta, troverete altre possibilità di crescita..
Buone Vacanze a tutti
Aziende di Famiglia, che fare in caso di “guasto”
16 Maggio 2011 § Lascia un commento
Negli ultimi tempi sto venendo a contatto con diverse Aziende di famiglia frequentemente mi rendo conto che, a parte particolari casi, i problemi sono spesso gli stessi: disaccordo tra soci
Di fatto, la mancata visione comune tra i soci e l’unione di intenti, non permette di far crescere le aziende, e in alcuni casi, porta le nostre piccole medie aziende ad iniziare un cammino decadente; quindi cosa fare?
Il primo passo che deve essere svolto, è comprendere se il mancato accordo dipende da questioni personali piuttosto che organizzative e quindi, nel primo caso si tratta di affidarsi a Psicologi aziendali che permettano di avere una visione diversa, che definisco “esterna”, e vadano a verificare la possibilità di appianare le diverse questioni e quindi riportare dal lato umano le aziende verso un cammino positivo.
Secondo punto, rivedere se la struttura organizzativa se al passo con i tempi, in quanto presi dalle lotte intestine, si è perso il focus aziendale, quindi si suggerisce di porsi alcune domande:
– La nostra Organizzazione è al passo con i tempi?
– Abbiamo un piano di miglioramento rivolto ai prossimi 3/5 anni e un piano annuale sul quale lavorare?
– Conosciamo le necessità dei nostri Clienti?
– Conosciamo il mercato in cui operiamo?
Queste sono solo alcune delle domande che le nostre piccole medie imprese italiane, devono porsi per vivere in questo mercato incerto e instabile, dove non l’ossigeno non è mai sufficiente.
Una volta risposto alle domande, sta a voi decidere cosa fare….
Evitare il fallimento di un processo di miglioramento
9 Maggio 2011 § Lascia un commento
Ho raccolto questo articolo dalla HARVARD BUSINESS REVIEW;
questo articolo ci espone una visione interessante di cosa può accadere durante un processo di miglioramento e alcuni suggerimenti sul come mantenerlo
al termine delle lettura potrete trovare alcuni miei commenti
“Avete un programma di miglioramento dei processi in corso, che sentite che sta andando bene? Per timore di diventare troppo soft, si potrebbe prendere in considerazione la storia ammonitrice di una società il cui programma ha ricevuto ottime recensioni, mentre in corso, ci sono solo cose che stanno per fallire clamorosamente.
Una divisione di grandi dimensioni di questa società aveva riconosciuto la necessità di cambiare radicalmente il suo modello di business per sopravvivere e avere successo in un mercato che cambia. Il capo divisione ha così lanciato un grande sforzo di business reengineering, assunto una primaria società di consulenza (e pagato milioni), e ha dedicato la sua gente migliore allo sforzo. Due anni dopo la società è stata un’esempio di successo – l’oggetto dei discorsi, un caso di studio della Harvard Business School, articoli e riferimenti libro.
Due anni dopo, il CEO ha lasciato l’azienda e il programma di reengineering era defunto. Che cosa è successo?
Quando l’azienda ha dichiarato il suo “successo reengineering” e la macchina pubblicitaria dilagato, ha avuto un nuovo modello di business su carta – un progetto di processo, una serie di cambiamenti culturali in corso, e un pilota del nuovo modello di business appena agli inizi. Queste erano tutte le cose buone e da aspettarsi dopo aver investito molti milioni di dollari sulle persone, sistemi e consulenti. Ma ben presto emerse domande: Come facciamo a sapere il modello funzionerà? ne vale la pena? Dov’è il modello economico, e quando facciamo fare i soldi?
Purtroppo, non vi erano buone risposte. Certo, c’erano le immagini, diagrammi di processo, i video, e la gente eccitata, era tutta roba buona. Ma il pilota non è stato abbastanza lungo per dimostrare che avrebbe generato denaro e la società non aveva alcun dettagliato modello economico su cui misurare il successo. Senza rassicurazione che l’iniziativa fosse un buon affare, ben presto lasciò il posto ad altri progetti.
Nei programmi di miglioramento dei processi, quando le cose si fanno difficili sempre torna in denaro: Come si fa a fare soldi da questi cambiamenti di processo? Che tipo di ritorno gli azionisti si aspettano, e quando? In questo caso, le risposte non ci sono state, lo sforzo è stato arrestato, e un nuovo management team lo ha rilevato.
Che cosa possiamo imparare da questo fallimento? Come si può evitare che ciò accada a te?
1. Rapidamente fornire risultati tangibili.
La leadership ha impaziente attesa dei risultati dimostrati. La fase di analisi e progettazione di una “scommessa nella tua azienda” di cambiamento di processo deve essere fatto con cura. Tuttavia, due anni senza alcun risultato tangibile, metterà alla prova la pazienza di qualsiasi squadra esecutiva. Per complicare il problema, il team del progetto ha dichiarato la vittoria dopo aver solo un processo di progettazione e una forza lavoro sotto tensione. Ognuno ha coinvolto nel concetto di cambiamento su larga scala prima di aver capito quanto fosse difficile da implementare. Nessuna delle fasi di implementazione era davvero cominciata, per non parlare di non aver consegnato alcun beneficio. La loro pubblicità ha davanti la realtà.
Una volta mi chiesero di aiutare una grande azienda che aveva passato due anni a collocare attuali e futuri modelli di processo finanziario. Il team di gestione è stata a corto di pazienza per i risultati e mi voleva coinvolgere nell’attività di cambiamento. In un processo proprietario era emerso che la società aveva molti soggetti giuridici di ciascun paese, ciascuna delle quali richiede trattamenti fiscali costosi, molti dei quali inutili. Abbiamo subito avviato un programma per ridurre il numero di soggetti giuridici, risparmiando decine di migliaia di dollari in ogni paese, mentre i miglioramenti di processo a lungo termine progredito in parallelo.
Come il mio amico consulente Chunka Mui proposto in un recente post a Forbes.com, il modo migliore per fare un grande cambiamento è quello di “pensare in grande, partire in piccolo, fallire rapidamente, e riprendere velocemente la scala”. Mentre il disegno può essere grande, i leader devono produrre risultati a breve termine a partire dal piccolo e la giustificazione del concetto (o meno). Il tempo massimo per i risultati dovrebbero essere tre a sei mesi.
2. Legare il processo di cambiamento a chiari obiettivi finanziari
Quando i dirigenti fanno grandi investimenti, naturalmente si aspettano un recupero di grandi dimensioni. L’azienda nella nostra storia era così eccitata dal suo processo di schemi che si è dimenticato di sviluppare un chiaro obiettivo finanziario. Il capo divisione non propose la sua visione verso l’alto molto bene, e il suo capo, che non era un grande sostenitore fin dall’inizio, alla fine lo licenziò.
“Mappe Strategiche” e matrici “Hoshin Kanri” sono strumenti per mostrare come il miglioramento dei processi deve essere guidato da risultati finanziari. Gli attori del processo devono essere pronti a mostrare giorno al CEO o CFO i risulati, “ecco il denaro”.
3. Impegnare l’organizzazione finanza.
Le persone impiegate nell’area Finanza, non erano parte del team di miglioramento . Così facendo non si è stati in grado di spingere sulla articolazione vantaggi reali e misurabili passando le responsabilità alle persone direttamente interessate
La misurazione della performance (che di solito è gestito dalla finanza) è uno dei quattro processi di gestione fondamentale per il successo del programma di miglioramento. Un modo per attivare la funzione finanza, in quanto praticata da GE e altri discepoli di Six Sigma, è quello di costruire un sistema di tracciamento dei benefici finanziari di ogni progetto di miglioramento. Il sistema deve essere rivisto e convalidato dalla finanza.
Domanda: Hai visto i casi di fallimento ci sono nei programmi di miglioramento? Quali sono stati gli errori principali che hanno causato loro di fallire?”
COMMENTO PERSONALE
Nella mia ormai decennale esperienza, vi posso garantire che se la spinta di qualsiasi attività di miglioramento non arriva dall’alto, e le persone non credono in ciò che stanno facendo, ma lo fanno solo perchè “gli è stato detto di fare così”, qualsiasi progetto non avrà lunga vita; qualche risultato verrà raccolto sicuramente, ma entro breve tempo tutto tornerà come all’origine
COME RIDURRE GLI SPRECHI
12 marzo 2011 § Lascia un commento
COME RIDURRE GLI SPRECHI
Questo Corso vuole fare emergere quali sono quali sono i principali sprechi all’interno dell’azienda e come poterli affrontare, trasformandoli in attività di valore.
Nelle nostre giornate lavorative non ci rendiamo spesso conto di quanto possono essere gli sprechi che ogni giorno, regolarmente andiamo a creare, alcuni studi dichiarano che in Aziende che possiamo definire “tradizionali” le attività di NON VALORE in area produzione rappresentano il 60% delle attività, si parla fondamentalmente di attività che possono essere trasformate in tempi brevi, il 35% necessità di tempi più lunghi per il miglioramento e quindi possiamo constatare che solamente il 5% delle attività genera VALORE.
Se ci addentriamo nella attività d’ufficio, scopriamo che solamente l’1% genera VALORE mentre il 49% si riferisce ad attività che NON GENERANO VALORE, ma che possono essere implementate in breve tempo, mentre l’altro 50% si riferisce ad attività di NON VALORE AGGIUNTO, che però possono essere eliminate in tempi più lunghi.
Sulla base di quanto sopra indicato, andiamo a sviluppare una serie di punti che ci aiuteranno ad affrontare la guerra agli sprechi in maniera vincente, evidenziando tutto ciò che NON crea Valore, trasformandolo in VALORE
1. Basate le vostre decisioni di gestione per la filosofia a lungo termine, anche a scapito degli obiettivi finanziari a breve termine
Lo scopo comune più grande è sempre quello di realizzare denaro, nel minor tempo possibile, le aziende di fatto nascono per generare soldi, creando così la possibilità di investire e continuare a crescere nel tempo, mantenendo o ancor meglio aumentando la propria posizione
Per prima cosa di ogni società bisogna comprenderne la storia e lo scopo, gli obiettivi che di volta in volta vengono fissati, ma la cosa fondamentale per ogni Azienda è la generazione di valore per i nostri clienti, per la società e per l’economia stessa; è per questo che tutti i nostri sforzi devono essere concentrati per il raggiungimento di tali valori.
2. Crea il continuo flusso di processo per portare i problemi alla superficie
Ogni processo di lavoro deve essere riprogettato per eliminare gli sprechi (muda) attraverso il processo di miglioramento continuo – Kaizen.
Solo attraverso il Kaizen e una corretta riprogettazione possiamo sviluppare processi ad alto valore aggiunto, eliminando tutte quelle attività inattive e che non producono valore.
Dobbiamo quindi concentrarci sulla creazione di una connessione dei seguenti flussi:
Flusso dei prodotti
Flusso di attrezzature
Flusso delle forniture
Flusso di informazioni
Flusso di materiale
Flusso di ingegneria
Un connessione rapida e semplice ci permette avere così un flusso chiaro e visibile da tutti, sia dal personale interno che da personale esterno.
Idealmente chiunque entri nella nostra azienda deve essere in grado di comprendere in un semplice colpo d’occhio, dove si muove il materiale la sua destinazione, le attività delle persone e, cosa ancora più importante i loro obiettivi.
Se vogliamo poter raggiungere questo risultato è necessario partire dell’eliminazione dei 7 principali sprechi, o come vengono definiti in Giappone, MUDA, qui sotto elencati:
1. Sovrapproduzione
a. Produrre più di quanto necessario dal processo successivo,
2. Attesa
a. Eliminare i tempi di fermo da parte di macchine e operatori
3. Trasporto
a. Continuare a movimentare il materiale senza assegnare una destinazione chiara
4. Lavorazione
a. Eseguire lavorazioni non necessarie, o non richieste; RI-lavorazioni dovute ad errori o dimenticanze
5. L’eccesso di inventario
a. Mantenere il magazzino con valori molto elevati, e avere un numero di rotazione basso in relazione al costo del venduto
6. Movimenti Inutili
a. Fare svolgere dal personale, produttivo o amministrativo, movimenti non necessari e che generano perdita di tempo e aumento della fatica
7. Difetti
a. Creare prodotti difettosi
Ognuno dei MUDA sopra indicati può avere un peso determinante sul risultato finale di un’azienda, in funzione del tipo di attività preso in esame ad ogni singolo elemento dovrà essere assegnato un valore che ne indicherà la priorità di intervento.
IL MIGLIORAMENTO AVVIENE SOLAMENTE ATTRAVERSO UNA RIDUZIONE DELLO SPRECO
3. utilizzare il sistema PULL per ridurre le sovrapproduzioni
Attraverso il sistema PULL, si possono evitare sovrapproduzioni inutili Minimizzando il WIP (lavoro di processo) e l’inventario di magazzino con un sistema di riassortimento frequente
In una gestione rigorosamente pull, l’ingresso dei prodotti in produzione non è anticipato rispetto agli ordini; la produzione è regolata da valle del processo produttivo. In un sistema di tipo PULL i materiali vengono tirati dentro la fabbrica dagli ordini presenti in portafoglio; ciò è possibile in quanto tali ordini coprono il tempo di attraversamento di produzione e approvvigionamento. Viceversa in un sistema push è necessario anticipare l’ingresso dei materiali in fabbrica e gli ordini di lavorazione perché il tempo di attraversamento è più lungo dell’orizzonte del portafoglio ordini. Sistemi pull “puri” sono molto rari nelle tipologie produttive manifatturiere e prevalgono invece le situazioni in cui il portafoglio ordini è completato da previsioni di vendita, almeno nella parte iniziale (push-pull).
Un sistema pull è governato interamente da ordini e dunque sembra non necessitare di previsioni. Ciò in realtà è vero solo per i prodotti, però occorre pianificare impianti e forza lavoro, risorse cioè che definiscono la capacità produttiva di un processo. Anche queste devono essere approvvigionate con l’anticipo sufficiente a renderle disponibili al momento dell’utilizzo.
l’obiettivo è di poter giorno per giorno alla domanda, ordine oggi consegna domani.
4. Bilanciare il Carico di Lavoro
Heijunka (平準化) è il termine giapponese che indica il livellamento della produzione. E’ una tecnica per prevenire lo spreco di Mura ed è di vitale importanza nelle aziende lean. L’idea generale è di produrre i beni nei processi a monte a un ritmo costante, per permettere lo stesso ritmo costante e prevedibile anche alle operazioni a valle. Tenendo un piccolo inventario di prodotto finito alla fine del processo produttivo, può essere livellata la domanda per l’intera produzione e anche per i fornitori,rendendo così più efficace utilizzo delle risorse lungo l’intero flusso di valore soddisfacendo al contempo i requisiti del cliente
Idealmente la produzione può essere livellata facilmente se la domanda è costante, ma nel mondo reale questa domanda è variabile e vengono adottati due approcci per affrontarla: Livellamento della produzione attraverso produzione flessibile e Livellamento della domanda.
Livellamento della produzione
Livellamento della produzione può essere riferito al livellamento per volume o livellamento per tipo prodotto o mix di prodotto.
Per volume:
Supponiamo di avere una domanda variabile tra 80 e 120 pezzi. Potrebbe sembrare sensato
produrre esattamente su domanda. Questo approccio però dice di produrre secondo la media della domanda a lungo termine e di tenere un inventario proporzionale alla variabilità nella domanda, stabilità del processo produttivo e la frequenza delle consegne. Nel nostro esempio, se il processo è affidabile al 100% e abbiamo una consegna a settimana, allora la produzione sarebbe di 100 pezzi con inventario minimo standard di 20 pezzi all’inizio della settimana e di 120 pezzi al momento della consegna. Il vantaggio del portare questo inventario è che riesce a livellare la produzione nell’intera produzione e ridurre gli inventari WIP.
Per tipo di prodotto (mix):
Maggior parte delle produzioni hanno un mix di prodotti e quindi devono determinare la sequenza di produzione. L’approccio lean è di ridurre i tempi di setup delle produzioni ( metodo SMED) in modo tale che possano venir prodotti (e non siano proibitivi in termini di costi) lotti sempre più piccoli di ogni prodotto, quasi annullando il significato del tempo produttivo e costi persi. Questo significa che la domanda per i pezzi può essere livellata per i sottoprocessi a monte e quindi il lead time e inventari totali si riducono lungo il flusso di valore. Per semplificare il livellamento di prodotti con diversi livelli di domanda si usa spesso il cosiddetto heijunka box (scatola heijunka), un tabellone per controllo visuale, che potete vedere nell’immagine introduttiva dell’articolo. In un tipico box heijunka ogni riga orizzontale rappresenta un prodotto, mentre ogni colonna verticale rappresenta gli identici
intervalli di tempo nei quali ritirare il cartellino kanban. Il cartellino kanban negli scomparti
rappresenta un pitch di produzione per un determinato tipo di prodotto (pitch è il takt time
moltiplicato per la quantità del prodotto che viene messa in un imballo). Usato come
nell’illustrazione, il heijunka box livella costantemente la domanda in brevi incrementi di tempo(anziché rilasciare il programma per turno, giorno o settimana…) e livella la domanda per mix del prodotto (ad esempio, assicurando che i prodotti D ed E vengano prodotti con un ritmo costante e inlotti piccoli).
Con riguardo al livellamento della produzione per tipo di prodotto, supponiamo che offriamo al pubblico 4 modelli di prodotto, A, B, C e D e che la domanda settimanale sia di 50 per A, 30 per B, 20 per C e D. Un produttore di massa (tradizionale), cercando le economie di scala e desiderando minimizzare l’effetto dei tempi di setup tra i vari prodotti, probabilmente avrebbe prodotto settimanalmente con la sequenza 10A-10A-10A-10A-10A-10B-10B-10B-10C-10C-10D-10D.
Un produttore lean, in aggiunta ai benefici descritti sopra dell’effetto di inviare lotti grandi e
infrequenti di ordini verso i fornitori a monte, si sarebbe impegnato a produrre nella sequenza ripetibile 10A-10A-10B-10C-10D-10A-10A-10B-10C-10D-10A-10B, migliorando il proprio sistema attraverso la riduzione dei tempi di setup. E questa sequenza sarebbe periodicamente aggiustata in funzione dei cambiamenti negli ordini (nella domanda) del cliente.
Livellamento della domanda
Livellamento della domanda è la deliberata influenza della domanda stessa o dei processi che la definiscono con lo scopo di ottenere uno schema più prevedibile della domanda del cliente. Parte di questo influenzare arriva attraverso la manipolazione dell’offerta del prodotto, parte influenzando il processo di ordini e parte rivelando la variabilità indotta dalla amplificazione della domanda o degli schemi di acquisto. Non include le attività di influenza progettate per liberarsi di stock esistenti. Di solito il livellamento della domanda viene causato dagli artefatti nei processi di vendita e ordine e non dall’analisi del passato. Ciò significa che i tempi dell’intera supply chain devono essere ridotti:
dove i tempi di costruzione-consegna reali possono avere lo stesso ordine di grandezza delle attese del cliente, allora lo sforzo di pianificazione potrebbe avere successo. In questo caso una produzione affidabile garantisce bassi livelli di stock (o nessun stock) e ciò non andrà ad interferire con la soddisfazione dei clienti. Inoltre vanno a sparire gli incentivi di vendere ciò che è stato prodotto e immagazzinato…
Nel caso contrario, se la costruzione-consegna è più lunga del tempo che il cliente è pronto ad
aspettare, si corre il rischio di sbagliare le previsioni e di ritrovarsi con livelli di stock inaccettabili…
Se la domanda segue uno schema prevedibile (piatto o anche stagionale), ci si può accordare di avere le consegne che seguono questo stesso o simile schema, ottimizzando gli inventari e i processi produttivi.
Conclusione
La stabilità è uno dei pilastri portanti del sistema. Senza la stabilità e senza le procedure definite e standardizzate non si può riuscire ad avere un sistema funzionante. E il heijunka è lo strumento da utilizzare per raggiungerla. Quindi usatelo con testa e con obiettivo da raggiungere ben chiaro in mente.
5 . Costruire una cultura di fermarsi a risolvere i problemi, per ottenere il diritto di qualità immediatamente
La qualità ha la precedenza (Jidoka). Qualsiasi dipendente di una Azienda cosiddetta SNELLA (LEAN) ha l’autorità per arrestare il processo di segnalare una questione di qualità.
il termine Toyota “Jido” è applicato ad una macchina con un dispositivo incorporato per dare giudizi, mentre il normale termine giapponese “Jido” (automazione) è semplicemente applicato ad una macchina che si muove per conto proprio. Jidoka fa riferimento a “automazione con un tocco umano”, in opposizione ad una macchina che si muove semplicemente sotto il controllo e la supervisione di un operatore.
Dal momento che la macchina si ferma , quando un problema è sorto, nessun danno, nessun prodotto difettoso è stato prodotto. Questo significa che un singolo operatore potrebbe essere messo a capo di numerose macchine, con un conseguente enorme miglioramento della produttività.
Fondamentale è ottenere qualità richiesta dai nostri clienti con la prima produzione senza dove effettuare rilavorazioni
– Utilizzare tutti i moderni metodi di assicurazione della Qualità
– Costruire la capacità di rilevare i problemi (e arrestare il processo)
– il “Jidoka” è un Sistema di identificazione visiva da parte delle macchine nel momento in cui non viene prodotta la qualità necessaria
Zero controllo di qualità – La qualità deve essere nel prodotto e nel processo
Ognuno è responsabile di controllare gli aspetti critici della qualità prima che un processo abbia inizio;
Ognuno è responsabile di controllare il proprio lavoro dopo un operazione o manovra è stata completata, e se le primie due ispezioni non assicurano un livello sufficientemente elevato di qualità o di sicurezza, si ricorre ai controlli di origine.
6. Attività e processi standardizzati sono la base per il miglioramento continuo e la responsabilizzazione dei dipendenti
Più mi trovo a visitare aziende e più mi rendo conto di quanto profondamente carente la maggior parte di loro sono nel settore delle norme e procedure documentate, per non parlare del lavoro standard. Come uno dei capisaldi del Toyota Production System, standard di lavoro (anche lavoro standardizzato) è molto differente dagli standard di normalizzazione o di lavoro. Standard di lavoro è una cosa molto esigente. Essa è tipicamente rappresentato su un foglio di lavoro standard che mostra il layout, il flusso di materiale, delle persone e degli inventari, nonché i punti di controllo qualità e sicurezza, e il modulo di combinazioni standard contenente i tempi e le attività per una persona per completare un ciclo di lavoro a livello manuale, a piedi, e i tempi di attesa.
La definizione di standard di lavoro è “la combinazione più efficace di risorse umane, materiali e macchinari”. Lavoro standard è il metodo, e quindi si ha le quattro M riguardanti la produzione (manodopera, materiali, macchine, metodi). Lo Standard di lavoro è “la soluzione più efficace” fino a quando lo standard è migliorato. Questo viene fatto attraverso il continuo processo di miglioramento kaizen.
Ci sono tre elementi di standard di lavoro per un processo per fasi. Essi sono: 1) tempo takt, 2) sequenza di lavoro e 3) lavoro standard in corso. Per un processo che non si ripete o è troppo variabile potrebbe non essere possibile stabilire standard di lavoro in base a queste condizioni (tempo takt non è significativo, sequenza di lavoro varia, Standard WIP varia). In questo caso, è necessario eliminare la variabilità o standardizzare il processo e creare un flusso ripetitivo, o applicare altre soluzioni possibili, questo sempre attraverso un approccio kaizen.
In definitiva tutto il lavoro che fate è lo stesso, e quando si capisce questo Zen profondo di Lean tutto il resto che fai sarà molto più semplice.
I due requisiti per lavorare in un vero e proprio Lean Enterprise sono: 1) seguire il lavoro standard, e 2) trovare un modo migliore. Ci deve essere qualcosa di più che e avete ragione, per la maggior parte di noi che la mancanza di lavoro standard non è il, punto di partenza. In primo luogo dobbiamo stabilire degli standard, poi abbiamo bisogno di formare le persone a questi standard e infine abbiamo bisogno di rivedere e verificare che queste norme siano rispettate.
responsabilizzazione dei dipendenti = radicale decentramento
7. Utilizzare il controllo visivo in modo che i problemi non si possano nascondere
Nessun problema deve essere nascosto, ecco la ragione per la quale è necessario creare degli standard di misurazione per poter mantenere la situazione sotto controllo
Per meglio raggiungere l’obiettivo, sarà importante l’utilizzo del Programma 5S – passi che vengono utilizzati per rendere tutti gli spazi di lavoro efficienti e produttivi, aiutare le persone a lavorare in un ambiente sicuro, ridurre i tempi di ricerca di strumenti necessari e migliorare l’ambiente di lavoro.
Eliminare gli elementi non necessari
Mettere in ordine: un posto per ogni cosa ogni cosa al suo posto
Pulire: tenere l’area pulita
Standardizzare: Creare regole e le procedure operative standard
Sostenere: mantenere il sistema e continuare a migliorarlo
Applicando quindi un sistema di Visual management andremo a promuovere lo sviluppo di una attività più sicura, più efficiente e con meno processi dispendiosi. L’obiettivo nell’utilizzo di visual management è quello di creare “status a colpo d’occhio”. Questo significa che un ambiente operativo in cui le condizioni di funzionamento normale vs anormale possono essere rilevate facilmente e rapidamente.
Strumenti di gestione visivi sono utilizzati per:
• Fornire stato in sintesi, che consente il rilevamento rapido e semplice delle condizioni di funzionamento anomalo
• Fornire strumenti visivi per aiutare i dipendenti a completare le attività in modo più rapido e in un approccio più standardizzato
Gestione Visual crea un ambiente standardizzato di lavoro, fornendo istruzioni, direzioni, promemoria, ecc, su come il lavoro deve essere fatto. Ci sono infinite possibilità di applicazione di gestione visiva.
La chiave è trovare modi creativi per applicare la gestione visiva per ridurre gli sprechi delle attività, delle connessioni e dei flussi
8. Utilizzare sono tecnologie testate e affidabili, che servano le vostre persone e I vostri processi
La tecnologia è trainata dalla produzione, non è spinta dalla produzione; è necessario che la tecnologia venga utilizzata per sostenere le persone (non di sostituirsi ad esse)
Prima di investire in nuove tecnologie sarà importante chiedersi: “quale è il mio obiettivo?”
La filosofia Lean di base afferma che bisogna utilizzare macchine “vecchie” e lente ma in grado di rispettare il “takt” di produzione, e dedicate al processo produttive piuttosto che grandi macchinari complessi, che asservono più linee.
Nella realtà dei fatti, i fattori che definiscono il tipo di tipologia da applicare sono diversi, quello che possiamo legare alla filosofia lean, e lo stesso kaizen insegna è di procedere sempre a piccoli passi, meglio il 50% oggi che il 90% domani.
Ricordarsi sempre di misurare i valori odierni, verificare i risultai che si possono ottenere con il nuovo investimento, il carico di lavoro previsto inizialmente, e quindi il tempo di Payback
9. Fate crescere i leader che comprendono a fondo e vivono la filosofia, ed insegnano agli altri
Senza un’attenzione costante, i principi sbiadiscono. I principi devono essere radicati, di deve cambiare il modo in cui si pensa. I dipendenti devono essere istruiti e formati: devono mantenere una rete di apprendimento.
“Vivi la filosofia e insegnare agli altri”
In un approccio LEAN è importante che i leader crescano dall’interno; il Leader non si limita a compiere attività e disporre di competenze persone, ma deve essere un modello di ruolo uno che capisce il lavoro in grande dettaglio ricordandosi di essere sempre un buon insegnante
Un leader LEAN guida:
– dando esempio
-essendo ben informato
– entrando nei dettagli complicati
– facendo domande
– insegnando e formando
– influenzando
– costruendo dei sistemi e processi robusti e sensibili che condividono le responsabilità
10. Sviluppare persone eccezionali e Team che seguano la filosofia dell’azienda
Per poter sviluppare un processo, un elemento fondamentale è creare una cultura forte e stabile in cui i valori e le credenze sono ampiamente condivise da tutte le persone dal Top Management all’ultimo arrivato in Azienda.
Allo stesso tempo una forte cultura condivisa permette di costruire Team di lavoro che collaborano trasversalmente in Azienda, collaborando verso obiettivi condivisi attraverso progetti costruiti in piena collaborazione.
Questa collaborazione ci porta verso un miglioramentodella qualità e della produttività, accelerando il processo di problem solving e di apprendimento organizzativo.
11. Rispettare il tuo network di partners e fornitori, attraverso una sana competizione e aiutandoli a migliorare
Toyota tratta i fornitori di molto simile ai propri dipendenti, spingendo loro a fare meglio e a trovare soluzioni sempre migliori. Toyota fornisce ai fornitori team interfunzionali in modo che insieme possano scoprire e risolvere i problemi con l’obiettivo di diventare ancor più performanti
Di fatto i fornitori sono partner commerciali che partecipano alla sfida aiutandosi a crescere e svilupparsi.
Si va così ad affrontare il concetto di Comakership, è cioè di una strategia rivolta ai fornitori. In primo luogo si tratta di selezionarli e sfoltirli in modo di ridurre il loro numero, attraverso criteri attentamente selezionati.
In un secondo momento si cerca di trasformare i fornitori in partner con i quali operare strategie di acquisto in codesign, riducendo i costi fin dallo studio del prodotto
Se il cliente cerca di creare valore per il fornitore e il fornitore cerca di creare valore per il cliente nasce una collaborazione aperta, si stipulano contratti a lungo termine per rinsaldare i rapporti. Gli obiettivi comuni sono qualità, servizio, innovazione, e costo finalizzati alla condivisione del vantaggio competitivo.
Il lavoro in comune può riguardare il prodotto, il servizio, il processo, allo scopo di realizzare un miglioramento dovuto alle sinergie del collegamento. Da questa iniziativa può nascere una seconda iniziativa, quella dell’impresa a rete. Gli interventi organizzativi vicendevoli e reciproci possono migliorare: le aree operative, i rapporti logistici, la qualità e l’affidabilità, lo sviluppo di nuovi prodotti, i sistemi di supporto (pianificazione), i rapporti contrattuali, il marketing d’acquisto, la valutazione dei fornitori.
12. Andate a vedere di persona per capire a fondo le situzioni (genchi gembutsu)
Da un manager Toyota ci si aspetta che “go-and-see” le operazioni nell’area di competenza. Senza sperimentare di prima mano la situazione, i gestori non avranno una comprensione di come si può migliorare. Inoltre, i manager utilizzano i seguenti principi di gestione :
– Tenere sempre l’obiettivo finale in mente.
– Assegnare Chiaramente i compiti a te stesso e gli altri.
– Pensare e parlare a livello di verifica, i dati sono alla base del miglioramento.
– Sfruttare appieno la saggezza e le esperienze di tutti ,riunirsi e discutere quanto raccolto
– Condividi le informazioni con gli altri in un modo tempestivo.
– Implementare le relazioni, informare e consultare in modo tempestivo tutto il Team
– analizzare e comprendere le carenze nelle vostre capacità in modo misurabile.
– Incessantemente ci si sforza di svolgere attività kaizen.
– Pensare “fuori dagli schemi.
– Siate sempre consapevoli di proteggere la sicurezza e della salute.
13. Prendi le decisioni lentamente e attraverso il consenso, considerando più opzioni; implementa rapidamente le attività
Di seguito sono riportati i parametri di decisione:
– Trova quello che sta realmente accadendo (go-and-see) per testare
– Determina la causa
– Si consideri una vasta gamma di alternative; considerare tutte le opzioni
– Discuti con il Team e se necessario con la Proprietà
– Costruire il consenso sulla risoluzione (“Nemawashi”); raggiungere un accordo
– Utilizzare il sistema A3 per comunicare in modo efficiente
– Attuare rapidamente le decisioni.
14. Diventare un’organizzazione che apprende attraverso la riflessione (hansei) e il miglioramento continuo (kaizen)
Stabilizzare il primo processo, per poi perseguire il miglioramento continuo (kaizen).
L’obiettivo è sviluppare un processo per diventare una organizzazione che apprende, coinvolge e critica ogni aspetto di ciò che si fa, sia che raggiungano risultati positivi che negativi.
Attraverso l’”Hansei” si comprendono le Riflessioni, le lezioni apprese, riuscendo così a trasformare le informazioni in azioni che permettano di correggere gli errori
di seguito ecco alcune attività che dobbiamo applicare giornalmente per diventare un azienda Snella, performante
– Standardizzare le pratiche migliori, attraverso le “lezioni in punto solo”
– Utilzzo del PDCA – Plan, Do, Check, Act
– Utilzzo dei 5 Perché
– Creare piani di breve, medio e lungo termine che coinvolgano l’azienda nella sua interezza
– Chiarire sempre i problemi e applicare immediatamente delle soluzioni radicali
– Standardizzare i processi
– Meglio il 50% oggi che il 90% domani
Passando attraverso i 14 punti sopra descritti e applicandoci con perseveranza, potremo intraprendere il lungo percorso della filosofia LEAN.
Going Lean in Manufacturing – appliachiamo LEAN DESIGN
7 marzo 2011 § Lascia un commento
Di seguito trovate un articolo trovato sul web che fa riferimento all’applicazione della LEAN MANUFATURING nel Mondo dell’ingegneria Aereospazione e specificatamente nella “fotografia” di cosa accade dopo la progettazione.
Ci stiamo trovando spesso davanti a situzioni dove, le persone coinvolte in Azienda hanno una visione estremamente limitata dei processi, spesso solamente del processo che riguarda la loro attività, oppure se siamo fortunati ci troviamo di fronte persone che conoscono anche il processo successivo, ma difficilmente quello che li precede.
Come vedrete nell’esempio sotto indicato, l’applicazione della LEAN MANUFATURING ci permette di estendere questo tipo di visione applicando i concetti che hanno fatto crescere tante grandi Aziende.
Quello che non deve spaventare e dobbiamo ampiamente comprendere, che il modello LEAN può essere adattato a qualsiasi tipo di Azienda, indipendentemente dalla dimensione(abbiamo sviluppato casi di aziende di 4 persone), e indipendentemente dal settore in cui opera (applicazione presso Dentisti)
Ora vi prego di leggere con attenzione quanto sotto indicato e spero che possa essere spunto di numerose idee
By JP LAMBIASE, Design Engineer, Custom Electronics Inc.
Numerous Benefits for Aerospace Engineering The benefits to going lean – in aerospace and numerous other industries – are significant. Traditional manufacturing processes have posed common problems that have hampered companies’ efforts to decrease costs and improve output. The defects, overproduction, and obsolescence inherent in conventional manufacturing come from a reliance on a great deal of people and processes to complete a singular task. Businesses working under such conditions face more expenses, greater overhead, and countless non-value-added processes that impede progress. Applications where lean manufacturing techniques specifically address the needs for the aerospace community include: • Power-supply systems; • Transmitter power-supplies for electronic countermeasures (ECMs); • Detonating devices for exploding foil initiators (EFIs or EBWs) used in electronics safe and arm devices (ESADs); • Partial discharge sensing equipment; • Power electronics applications; • Pulse power applications; • Pulse-forming networks for radar transmitters; • Starters for jet ignition systems; • Guidance-system transmitters for missiles; and • Radar transmitters for shipboard defense systems. Often, companies design and manufacture their products based more on a devotion to the way it has always been done than on creative and new processes that represent improvements over the status quo. It is likely these manufacturers do not even see the fat in their approach. In many manufacturing environments, waste goes unnoticed. These are some telltale signs of a need to streamline manufacturing methods: • Unnecessary shipments; • Unused equipment and tools; • Time-consuming assemblies; and • Product inconsistencies or defects. These problems can rapidly add up to significant depletion of resources, time, and money. As a result of inefficient operations, a company might face longer lead times, more waste, and more time spent on unnecessary steps and processes. The above obstacles can be easily avoided with the use of lean design implementations and components, which serve to eliminate unnecessary steps. Some of the additional benefits to producing lean components are improved safety, increased product and process quality, and quicker delivery. Lean components therefore pose a huge advantage in the market for aerospace manufacturers that desire to improve their current processes. There are several types of lean components and various reasons to employ them. Condensing multiple assembly components into one larger component can save a company time and money from the beginning of the design process to the end product. The bus bar, in particular, is an example of a lean component being used for countless electrical applications. Its benefits rely on its quality, reproducibility, consistency, and a relatively simple design, reducing the risk of human error, lowering inductance, and increasing electrical efficiencies. Bus bars convert a complex mess of cables into a single robust assembly. Nearly any power distribution requirement can be satisfied with the use of a bus bar. Bus bars and integrated electronic assemblies are both considered block products, prime examples of simplified and improved fit and functionality for use in larger assemblies. The block design is a lean engineering technique which fuels the primitive stages of component design. Block design in bus bars is basically condensing multiple components into one solid object. This simplification prevents missing components, eliminates guesswork, and speeds up the design-verification process. Following the design phase, the block approach benefits nearly every other aspect of production by significantly cutting costs and saving valuable time. Nearly any department that touches manufacturing benefits from the move toward leaner production. This includes: • Procurement: Benefits from the block design by arranging vendors for one individual assembly, rather than a long list. An order can now be placed for a single item, simplifying communication by eliminating multiple part files. • Receiving: Allows for a customer source inspection of only a single unit rather than traveling to multiple vendors to inspect individual components. • Accounts payable: Requires cutting only one check for one part to one vendor. • Inventory control: If this block design were broken down into its individual components and assembled in-house, an additional number of individual components would have to be inventoried to compensate for expected manufacturing loss. Because it is a one-block design, this eliminates the need to stock more internal components than might be used. Furthermore, typical block assemblies will be sealed and not require as careful handling and storage as individual sensitive components. Manufacturing of bus bar block components also requires less process development since prior steps to assemble the block have already been taken care of by the vendor. The benefits in manufacturing the bus bar assembly reduce the risk of incorrect and/ or improper wiring. Installation becomes more efficient based on its static geometry and definable terminations, which results in fewer manufacturing personnel and process instructions required. Lead bus bar designers have incorporated lean engineering techniques into their own processes, providing an engineered insurance of fit and function. Through numerous inspections in the beginning stages of design, bus bar block assemblies guarantee exactness and fewer parts prior to issue to manufacturing. Lean manufacturing offers proven benefits to the aerospace market. Through block design and alternative component choices such as bus bars, the lean approach enables aerospace engi neers to cut the fat from their own products and strengthen their competitive edge within the industry.
Custom Electronics, Inc. Oneonta, NY customelec.com
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